Ne l’Enciclopedia Modenese volume 14
….Dotato di naturale talento, frequentò l’Istituto d’Arte “Adolfo Venturi” e quindi fu allievo, per diversi anni, del noto artista Ubaldo Magnavacca.
Da lui apprese lezioni determinanti: le sue acqueforti acquisirono solidità di composizione e precisione di segno.
Anche i toni narrativi delle sue opere pittoriche assunsero analogie con gli scenari del maestro. Ricorrente fu, per esempio, la rappresentazione solenne e operosa della vita nei campi. I buoi al lavoro, i contadini assorti nella loro fatica quotidiana riuscivano ad evocare sentimenti di profonda pace e di autentica armonia con l’ambiente circostante.
L’esordio di Morselli sulla scena nazionale avvenne a Firenze nel 1931, con la partecipazione alla “Mostra dell’Epifania”.
Nello stesso anno egli prese parte anche all’Esposizione Nazionale di belle Arti di Torino e a quella di Arte Sacra di Padova. Nel 1932 partecipò alla Mostra Internazionale di Montecatini Terme e, nel 1936, a quelle nazionali di Firenze e di Bologna.
Si sposò nel 1949: la famiglia fu sempre un punto fermo e determinante per la sua vita, riservata sì, ma ricca di affetti veri e duraturi. Del 1949 è il trasferimento a Pavullo, paese in cui rimase per dieci anni e nel quale accentuò i tratti del carattere schivo, austero, desideroso di isolamento e di pace.
La vita reale filtrava nella sua produzione artistica con echi lontani e toni sfumati.
Cresceva la sua insoddisfazione di artista non pago dei risultati, seppure lusinghieri, raggiunti, sempre convinto che “si potesse fare di meglio”.
I paesaggi, i ritratti, i fiori, le nature morte -una predilezione per i cardi e le zucche- pur nella loro diversità tematica avevano in comune una tavolozza su toni bassi e riposanti.
Dalla realtà Morselli sapeva cogliere aspetti lirici e nostalgici, senza mai, però, cedere all’eccessivo sentimentalismo.
L’ambiente pavullese, il contatto con un folto gruppo di artisti che là operava, gli aprirono nuovi orizzonti, lo indussero a tentare altre strade, a riflettere sulla sua attività pittorica.
Egli non si lasciò comunque attrarre dalle mode e non fu influenzato in modo profondo da nuove correnti. Nel 1953, dopo aver presentato tre acqueforti su temi dell’Orlando Furioso alla “Mostra Nazionale del dipinto e dell’incisione moderna” di Reggio Emilia, interruppe improvvisamente la sua produzione artistica.
La riprese solo dopo cinque anni, una volta ritornato ad abitare a Modena in una casa, ora demolita, di via Carlo Zucchi.
Ricominciò ad esporre le sue opere al pubblico in occasione di una rassegna di pittura e di scultura curata dal Comune di Nonantola nel 1958. Da allora la sua attività non ebbe soste. La sua prima personale fu allestita a Sassuolo, presso la Galleria “Aravecchia” nel 1968. Ne seguì una seconda a Modena, presso la Galleria “Tassoni” nel 1969.
Dal 1970 al 1976 prese parte a diverse mostre d’arte in vari centri dell’Italia settentrionale. Citiamo: Salsomaggiore Terme, Riva del Garda, Padova, Arco, Torbole, Bergamo, Genova. Del 1976 è una nuova personale presso la “Sala Gialla” del Club del Corso di Carpi. Di quell’anno è anche la sua improvvisa morte, avvenuta a Modena, dopo breve ricovero ospedaliero, il 15 giugno.